Zoom e quei dubbi sulla privacy


Zoom ha registrato un importante incremento durante la recente quarantena causata dal virus Covid-19, tanto in Italia quanto nel resto del mondo. Al punto che le azioni della società madre (Zoom Video Communications) sono cresciute di quasi il 50% dall’inizio di marzo. Ora Zoom vale circa 37,2 miliardi di dollari. 

Ciò che non è cambiato, però, sono i timori che la piattaforma sia poco attenta alla privacy dei partecipanti. O che, perlomeno, le sue funzioni dedicate al monitoraggio della presenza e alla registrazione non siano adeguatamente notificate a tutti coloro che partecipano alla riunione.

Sessioni registrate, ma senza avviso

Qualsiasi account su Zoom, anche quelli gratuiti, permette di registrare i meeting e di salvarne una copia in locale. Però non è presente alcuna notifica (un pallino rosso che lampeggia, per esempio) a segnalare che chi sta ospitando la sessione (come il capo reparto o l’insegnante) stia registrando la riunione. La registrazione include il video, l’audio e anche la trascrizione testuale della chat.

Un’altra funzione, però, fa discutere ancora di più: il monitoraggio dell’attenzione dei partecipanti. Come viene spiegato sul sito ufficiale di Zoom, questa funzione è pensata per sapere se l’utente (uno studente, magari) ha la finestra della riunione in primo piano oppure no. In caso negativo, un’icona a forma di orologio apparirà di fianco al nome della persona che non ha avuto Zoom in primo piano per più di 30 secondi.

Il servizio crea un vero e proprio rapporto sull’attenzione dei partecipanti. “Usando i rapporti di Zoom, puoi scaricare la lista degli utenti che erano presenti a ciascuna lezione e il loro ‘punteggio’ dell’attenzione (come percentuale del tempo totale del meeting)” specifica la società in un articolo dedicato agli insegnanti.

La funzione è facoltativa e spetta a chi sta ospitando il meeting decidere se attivarla o no.

Zoom vende i dati degli utenti?

A una sessione di Zoom può partecipare anche una persona che non ha un account Zoom, con un profilo ospite. In qualunque caso, però, la società raccoglierà varie tipologie di informazioni, che possono riguardare sia la rete sia il dispositivo in uso.

Nella pagina che spiega la politica sulla privacy di Zoom, la società scrive, infatti, che “a prescindere che tu abbia un account Zoom o no“, vengono raccolti varie informazioni, tra cui: indirizzo IP e informazioni sul dispositivo usato, la rete e la connessione a Internet; nome, cognome, indirizzo e-mail e numero di telefono; informazioni del profilo Facebook nel caso in cui l’accesso sia stato eseguito tramite la funzione dedicata; informazioni su carte di credito e di debito.

Questi dati possono poi essere forniti da Zoom a terze parti. Sebbene la società chiarisca che “non permettiamo a società di marketing, pubblicitari o a nessun altro di accedere ai dati personali in cambio di un pagamento“, Zoom fa uso di strumenti pubblicitari che richiedono di fornire dati personali, come Google Ads e Google Analytics. A sua volta, Google può usare questi dati “per migliorare i suoi servizi pubblicitari per tutte le società che usano i loro servizi“.

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